Intervista di Fosco Giannini a Bassam Saleh’, giornalista palestinese in Italia. Presidente dell’Associazione “Amici dei prigionieri palestinesi” e aderente al Centro Studi Nazionale “Domenico Losurdo”
A cura di Fosco Giannini, direttore di “Cumpanis” e segretario del Centro Studi Nazionale “Domenico Losurdo”
Carissimo Bassam Saleh’, innanzitutto ti esprimo, a nome del giornale “Cumpanis” e dell’Associazione Nazionale “Cumpanis”, la più profonda, sincera e piena solidarietà per la nuova e difficile fase che vive il popolo di Palestina. E ti rivolgo la prima domanda, quella che oggi, in questi giorni, in queste ore, ci sta più a cuore:
D. Qual è la situazione a Gaza? Qual è stato e qual è il livello dei bombardamenti israeliani? Come sono stati colpiti Gaza e il popolo dei palestinesi a Gaza?
R. Gaza è sotto i bombardamenti continui, indiscriminati e violentissimi dell’esercito israeliano. Bombardamenti che non si sono visti nemmeno durante la Seconda Guerra Mondiale. Non è vero che Israele rispetti gli esseri umani: donne, bambini, anziani sono, proprio in queste ore, uccisi. Scuole, ospedali, interi edifici, interi quartieri sono bombardati e distrutti. E ciò avviene nel buio totale di una Gaza nella quale Netanyahu ha tolto la luce, l’acqua, il gas, il cibo, le medicine. Molti ospedali non ricevono più i feriti, che in pochi giorni sono giunti a 4 mila, poiché con il taglio, da parte di Israele, del gasolio e dunque nella mancanza della corrente elettrica, non possono funzionare più i reparti di chirurgia. Da Gaza sono arrivate notizie, nelle ultime ore, dello sterminio di 12 famiglie intere per un totale di 160 persone innocenti. Otto giornalisti sono stati uccisi sotto i bombardamenti israeliani. La famiglia di una giornalista è stata sterminata, moglie, marito e tre figli. Possiamo definire l’attuale situazione a Gaza come una catastrofe umanitaria, e ciò nel silenzio e nella complicità con Israele da parte degli USA e dell’Unione europea. Non abbiamo notizie di milizie o dirigenti di Hamas uccisi, vengono invece e sicuramente uccisi i loro famigliari. Come se tutto ciò non bastasse, per le sofferenze del popolo palestinese, Israele ha chiuso ogni via d’uscita da Gaza e le donne, i bambini, gli uomini palestinesi sono terrorizzati, come dentro una trappola. Anche il valico di Rafa verso l’Egitto è stato chiuso, e ciò tramite i bombardamenti israeliani sul valico, avvenuti dopo che l’Egitto aveva proposto di inviare aiuti umanitari alla popolazione palestinese. Noi stiamo chiedendo il cessate il fuoco immediato e l’apertura di corridoi umanitari affinché i civili possano uscire da Gaza. Ma non vi è nessuna risposta, da parte di nessuno.
Ma, lo diciamo alle “anime belle”, a chi non sa o finge di non sapere: non è certo la prima volta che Gaza è bombardata da Israele. Da tanti anni “la Striscia”, la grande e terribile prigione a cielo aperto (dove vivono, appunto come prigionieri, 2 milioni e 300 mila palestinesi, dei quali l’80% con gli aiuti umanitari dell’ONU e dunque senza lavoro e nelle più grandi difficoltà economiche e sociali) è bombardata e distrutta continuamente. Bombardamenti massivamente distruttivi e feroci vi sono stati, da parte di Israele, nel 2008, nel 2012, nel 2014, nel 2021, nel 2022 e nel 2023. Il bombardamento israeliano di questi giorni è il più massiccio e sanguinario. Avviene dopo l’entrata dei gruppi di palestinesi armati nel territorio di Gaza. Ma bisogna specificare una questione, centrale: occorre cioè dire, ribadire, che non vi è stata un’invasione delle terre israeliane, come raccontano i “media” occidentali, utilizzando un’altra gigantesca menzogna contro il popolo palestinese, poiché le terre ove si sono spinte le milizie di Hamas non sono israeliane, ma sono terre di Gaza, terre palestinesi occupate, anche recentemente, da Israele. Ed è a partire da ciò, dal fatto che i gruppi armati palestinesi non hanno invaso Israele, ma hanno tentato di riconquistare il proprio territorio, noi possiamo e dobbiamo asserire che l’azione palestinese non è stata un’invasione, ma un atto di Resistenza, legittimo e previsto dal Diritto Internazionale. È molto importante sapere questo, sapere che quelle terre ove sono entrate le milizie di Hamas appartengono a Gaza, appartengono al popolo palestinese e che Israele le aveva violentemente occupate, negli ultimi anni, militarmente, come ha occupato militarmente, senza che gli Usa, l’Ue e l’Occidente dicessero una sola parola, ormai tanta parte delle terre che appartengono al popolo palestinese.
D. Secondo te, Israele entrerà a Gaza con i carri armati e l’esercito?
R. Spero di no. Ma anche se Israele avesse alcuni dubbi su ciò, è la pressione che oggettivamente esercitano gli Usa per l’intervento militare diretto il più grande pericolo. Sono gli Usa a spingere Israele ad entrare a Gaza. La grande portaerei nucleare Usa “Gerald R. Ford” è già nei mari del Medio Oriente, con l’obiettivo di sostenere Israele nel portare avanti il genocidio del popolo di Gaza. Oggi, una nuova montagna di armi e di dollari (che si aggiungerà alle montagne di armi, di dollari e bombe che da sempre gli Usa regalano ad Israele, oltre alle testate atomiche che Israele già possiede) è stata subito promessa da Biden a Netanyahu, affinché Israele svolga il suo ruolo di cane da guardia di Washington in Medio Oriente. L’Unione europea ancora non si è espressa, ma afferma che “Israele ha diritto di difendersi”, mentre nessuno dei Paesi Arabi ha condannato l’azione di Hamas e tutti i Paesi Arabi chiedono il cessate il fuoco. Il punto è che gli Usa vogliono tornare in Medio Oriente, dopo esserne politicamente usciti, puntando a riprendere il totale dominio di questa decisiva regione del mondo. È per questo che proteggono, difendono, armano Israele, il loro fidato, subordinato e migliore alleato in Medio Oriente. È per questo che gli Usa spingono alla guerra e all’entrata di Israele a Gaza. Ed è per la sua natura di Paese protetto, difeso ed armato dagli Usa che Israele compie gli atti più cruenti e miserabili, come il progetto di Netanyahu volto ad allearsi con Hamas (in funzione anti OLP, facendo anche passare gli aiuti del Qatar ad Hamas, tramite l’intelligence, per pagare gli stipendi dei militanti Hamas) e ciò al fine di mantenere la divisione tra Gaza e Cisgiordania, la divisione tra i palestinesi. E parliamo di cose vere, conosciute nel mondo politico israeliano e medio orientale. E infine: Israele è sempre più nelle mani americane anche perché, dopo 75 anni di persecuzione contro il popolo palestinese, che in 75 anni non ha mai ceduto, mai si è arreso, ora appare un Paese più fragile, come lo stesso attacco di Hamas ha dimostrato. Durante l’attacco di Hamas quasi tutto l’esercito israeliano era in Cisgiordania, a reprimere il popolo palestinese della Cisgiordania. I confini di Gaza con Israele, durante l’attacco di Hamas, erano militarmente sguarniti, poiché è probabile che Israele non riesca più a tenere sotto il suo tallone di ferro tutti i territori occupati, da Gaza alla Cisgiordania. E questa nuova fragilità potrebbe anche far pagare con molto sangue israeliano l’eventuale entrata dell’esercito di Netanyahu a Gaza. Probabilmente, a partire dalla consapevolezza di questa sua nuova fragilità, Israele ci sta pensando attentamente all’entrata a Gaza. Forse entrerà comunque, ma i dubbi sono già tanti nell’esercito israeliano, così tanto umiliato da Hamas, dal suo attacco che ha travolto le difese israeliane, che ha beffato i servizi segreti israeliani e che non ha avuto risposta militare. E c’è da aggiungere che i tanti ostaggi israeliani nelle mani di Hamas non facilitano certo la scelta di guerra di Israele.
D. Come giudichi l’attacco di Hamas?
R. Non lo giudico. Di certo so che esso è la conseguenza diretta della lunghissima occupazione israeliana, dell’oppressione, della violenza, dei soprusi quotidiani e terribili, agli occidentali sconosciuti, che Israele perpetua ogni giorno contro il nostro popolo. Non solo contro il popolo palestinese di Gaza, ma anche in Cisgiordania, dove ogni giorno, ogni minuto, Israele porta vanti persecuzioni e arresti, arresti indiscriminati che arrivano a 30 o 40 al giorno! I soldati israeliani dell’occupazione non hanno né pietà né rispetto: maltrattano duramente i fedeli musulmani e i pellegrini cristiani, li scherniscono e li perseguitano nei luoghi sacri dell’Islam e del Cristianesimo. Gli ebrei ortodossi hanno compiuto atti di violenza ed intimidazione, contro gli islamici ed i cristiani, sia nella moschea di al-Aqsa, a Gerusalemme, che nella moschea di Abramo, la sacra Tomba dei Patriarchi, ad Hebron, in Cisgiordania. L’attacco di Hamas, ripeto, non lo giudico, ma esso è il risultato di una spietata violenza israeliana, la cui efferatezza gli occidentali non possono nemmeno immaginare, e di decine di migliaia di palestinesi ammazzati da Israele. Duemila solo a Gaza durante i bombardamenti del 2014. E in questa guerra le vittime palestinesi sono già 1.500 e il numero è in aumento, mentre i feriti sono già più di 4.000.
D. Quale quadro politico si costituirà, in questa crisi, in Medio Oriente?
R. Tutto è possibile. Anche l’inferno. Anche una guerra regionale e totale. Il Medio Oriente ribolle. Se Israele entra a Gaza con i carri armati può accadere di tutto. Israele ha già bombardato gli aeroporti di Aleppo e Damasco, in Siria. Se il terrorismo israeliano si allargherà e si acutizzerà, altri Paesi potranno entrare in guerra contro Israele. L’Iran per ora tace, ma il suo orientamento politico è chiaro nel sostenere la Resistenza palestinese.
D. Cosa ha prodotto nell’intero mondo palestinese la nuova, attuale e drammatica crisi?
R. Ha prodotto unità, una vasta unità palestinese che da tempo non si vedeva così profonda. Al-Fatah, Hamas, il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, il Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina, il Movimento Jihad islamico in Palestina sono ora uniti. Contro il fascismo israeliano, contro l’imperialismo americano e in nome del popolo palestinese, della sua Resistenza, della sua lotta di liberazione e per la sua vittoria!