Per una presentazione del convegno che il Gruppo di Lavoro “Arte, Cultura, Comunicazione” del Centro Studi Nazionale “Domenico Losurdo” organizza a Porto San Giorgio (Fermo) sabato 14 ottobre 2023 (vedi locandina)
A cura di Laura Baldelli
In un mondo che perde la memoria storica, consuma ed abusa della mendace informazione immanente l’arte, nelle sue declinazioni, quando si fa racconto della società e della sua umanità, crea testimonianza storica e valore civile.
La letteratura sempre ci ha raccontato delle vicende umane nel mondo, arricchendo la storia di fenomeni sociali con i sentimenti umani, i valori, le aspirazioni personali e collettive, così la pittura e le nuove arti tecniche come la fotografia e il cinema, che sempre più preferite nella società dell’immagine, fanno da padrone nella cultura “pop”, cioè più diffusa e alla portata di tutti.
Noi comunisti, tra le nostre riflessioni politiche, il mondo del lavoro non è solo pro-motore di riflessioni storico-socio-economiche-di genere-tecnologiche, ma anche patrimonio culturale, perché è stato un laboratorio di sperimentazione artistica, un racconto, declinato nella letteratura e nelle arti visive.
Una memoria culturale ed identitaria del nostro Paese, sepolta dall’omologazione della globalizzazione economica neo-liberista, che nel suo falso progresso persevera nello sfruttamento del lavoro e degli esseri umani, ormai lavoratori-merce che i nuovi padroni invisibili dei fondi d’investimento espellono dal mondo del lavoro senza scrupoli; la facciata liberalista, i bisogni indotti con la spasmodica ricerca di piaceri, la debolezza sindacale, hanno annullato le coscienze e soprattutto la coscienza di classe: niente più lotta di classe di fronte al neoliberismo rapace; ma per noi comunisti non è arrivata la fine della Storia, annunciata da Fukuyama!
Per ricucire quel legame tra lavoro e impegno politico occorre ricostruire una coscienza di classe e il linguaggio dell’arte, che ha storicizzato momenti personali dentro la trasformazione sociale-politico-economica, può essere uno strumento di conoscenza, ma anche di godimento culturale alternativo al vacuo piacere del consumo.
Questo è “fare cultura”, questo è “fare politica”.