A cura della redazione di Ancona di “Cumpanis”
Il Centro Studi Nazionale “Domenico Losurdo”, pur costituitosi da pochi mesi (28 maggio 2023) e dopo uno sviluppo impetuoso sia in termini di adesioni che di iniziative sul territorio nazionale, continua ad organizzare importanti convegni/seminari pubblici.
L’ultimo in ordine di tempo è stato quello (sabato 14 ottobre ultimo scorso) a Porto San Giorgio (Fermo), un coraggioso – di questi tempi! – convegno dall’arduo titolo “L’arte racconta il lavoro”, un tentativo, diciamolo subito, completamento riuscito, di divulgare e far capire come il lavoro umano abbia segnato di sé l’arte, la letteratura, il cinema, la fotografia, le arti figurative e anche “l’arte”, per così dire, istituzionale e cioè la Costituzione Economica italiana nata dalla lotta di Liberazione, dalla Resistenza antifascista.
A Porto San Giorgio, dunque, presso una Sala Imperatori così gremita che gli organizzatori debbono cercare, fuori della sala, altre seggiole per ospitare il pubblico che continua ad arrivare anche ad inizio lavori, è il presidente Nazionale del Centro Studi “Domenico Losurdo” e docente di filosofia , Alessandro Volponi, ad aprire il convegno, rimarcando il grande sviluppo del Centro Studi stesso, le sue tante iniziative già organizzate sull’intero territorio nazionale (a Vasto, Chieti, sull’America Latina e sulla questione palestinese, nel maggio/giugno 2023; a Udine – assieme a “Cumpanis” e a Italia-Cuba di Pordenone – sull’America Latina, con le Ambasciatrici del Nicaragua, della Bolivia, del Venezuela e con il Console di Cuba di Milano, alla presenza di 250 persone; il 16 settembre ultimo scorso a Milano, per la presentazione pubblica nazionale del Centro Studi; a fine settembre a Torino, sulla Cina e sul socialismo dai caratteri cinesi; ancora a Milano, sempre a fine settembre, sul 50esimo anniversario della morte di Pietro Secchia ed il 3 ottobre a Lampedusa, in una manifestazione in piazza contro la militarizzazione, da parte degli Usa e della Nato, della Sicilia e contro la concezione reazionaria, di destra, della questione migranti. Ed è sempre Volponi a ricordare, tra le 115 adesioni – tutte “eccellenze” accademiche e operaie – al Centro Studi “Domenico Losurdo”, quelle di grande prestigio intellettuale di Silvano Tagliagambe, il filosofo erede di Ludovico Geymonat, di Domenico Gallo, magistrato e Presidente Emerito della Corte di Cassazione, di Giancarlo Costabile, docente di pedagogia dell’antimafia all’università della Calabria, di Carlo Formenti, uno dei più importanti, oggi, sociologi (marxisti) italiani, di Manolo Monereo, tra i più importanti intellettuali e dirigenti del Partito Comunista di Spagna e di Izquierda Unida, di Bassam Saleh’, combattente del popolo palestinese, di Erdmuthe Brielmayer, vedova di Domenico Losurdo, intellettuale marxista tedesca e traduttrice in tedesco di una parte rilevante dell’opera di Losurdo e tanti/e altre dello stesso livello e prestigio intellettuale, compresi i dirigenti operai delle lotte nelle grandi fabbriche italiane, a partire da Alessandro Belardinelli, della Fiom, uno dei leader delle vigorose, odierne, lotte operaie alla Whirpool di Fabriano e Giuseppe Redondi, operaio e leader delle lotte alla Fiat/Stellantis abruzzese.
Dopo la sua introduzione, Volponi dà la parola a Gianmarco Pisa, della direzione nazionale di “Cumpanis” e del Centro Studi “Losurdo”, saggista, esperto di questioni internazionali e letterarie, che dà avvio al convegno seminariale con una magistrale relazione sul tema “Le nostre lamiere: letteratura e industria tra arte e rivoluzione”, una lunga “cavalcata” (dal Carlo Bernari del romanzo “Tre operai” al Primo Levi de “La chiave a stella” sino al Paolo Volponi de “Le mosche del capitale”) nella letteratura operaia e “industriale” della quale non tentiamo nemmeno una sintesi, che si rivelerebbe solo un goffo riassunto, anche perché, peraltro, questa relazione di Pisa, come tutti gli atti del convegno, sarà a breve pubblicata su queste pagine e sul sito web del Centro Studi “Domenico Losurdo”, www.centrostudilosurdo.it.
A Gianmarco Pisa segue il docente di Diritto e scrittore Alberto Sgalla, anch’egli del Centro Studi “Losurdo”, che ripercorre la Costituzione italiana, tanto avanzata da essere, nella sua essenza, nella sua potenzialità, una Carta per il socialismo, quanto disattesa da divenire, nella sua natura “materiale”, fattiva, nel suo essere in gran parte tradita, ignorata e stravolta, una base per l’iper liberismo vigente.
Segue la relazione del grande romanziere italiano Angelo Ferracuti (autore, tra l’altro, di “Andare, camminare, lavorare”, di “Addio”, “Giovani leoni”, “Viaggio sul fiume mondo – Amazzonia”, de “Il costo della vita – storia di una tragedia operaia”, che parla dei tredici operai morti tra le fiamme del gpl nel porto di Ravenna, il 13 marzo del 1987), Ferracuti che racconta come il suo lavoro letterario si sia, da un dato momento in poi, rivolto essenzialmente alla condizione operaia e proletaria e le sue storie siano divenute quelle degli operai ammalatisi con l’amianto, dei proletari e dei sottoproletari divenuti tali attraverso la perdita del lavoro e quando Ferracuti ricorda un suo reportage tra gli operai della ThyssenKrupp, dalla presidenza del convegno si ricorda la prestigiosa adesione al Centro Studi “Losurdo” dell’operaio Giuseppe Morese, militante e dirigente Fiom della TyssenKrupp di Torino, amico fraterno e collega, sulla famigerata Linea 5, dei 7 operai bruciati vivi nel rogo TyssenKrupp del 6 dicembre del 2007, morti tra le fiamme per uno straordinario notturno col quale portavano a casa 5 euro in più a ora rispetto alla retribuzione oraria diurna, morti per l’abbandono, da parte dei padroni tedeschi della fabbrica, delle più elementari misure di controllo e sicurezza sulle macchine e sui processi di produzione. Abbandono assassino per il quale i padroni tedeschi TyssenKrupp quasi nulla hanno pagato sul piano giuridico, salvati dalla complice “giustizia” tedesca.
Poi è stata la volta di Laura Baldelli, docente di storia e letteratura, studiosa di storia del cinema e redattrice “storica” di “Cumpanis”, Laura che ha accompagnato la vasta platea del convegno in una “luccicante” storia di quel cinema che, da Lumière in poi, ha raccontato la fabbrica, la classe operaia, lo scontro capitale/lavoro, per poi narrare al pubblico anche l’affascinante storia della fotografia che si inclina al racconto del lavoro; l’ultimo intervento è del critico d’arte, docente di storia dell’arte ed artista, oltreché aderente al Centro Studi “Losurdo”, Rodolfo Bersaglia: il suo è un tuffo intellettualmente strepitoso e pirotecnico, da Michelangelo a Leonardo, da Lorenzo Lotto a Raffaello (il quale, ci fa intendere Bersaglia, non è mai stato un grande lavoratore come Michelangelo ma, spesso, un organizzatore di gruppi di artisti subordinati che lavoravano per lui, “datore” di lavoro con l’intento del profitto, sul piano economico e su quello del prestigio artistico), un tuffo nella storia degli artisti e del loro lavoro, che non raramente li ha portati, per la fatica, anche alla morte.
Alessandro Volponi conclude la maratona di quattro ore di convegno (“forse siamo stati bravi, poiché siamo riusciti a tenervi inchiodati alle seggiole per tutte e queste quattro ore e nessuno di voi se n’è andato”, dice ammiccando Volponi al pubblico), colmando un vuoto, affrontando un tema che non era in scaletta: il lavoro nella storia del pensiero filosofico, partendo da Cartesio, inoltrandosi sino ad Hegel, finendo con Marx ed Engels, questi due giganti della Rivoluzione, cioè, che per sempre, anche agli occhi della borghesia e dei suoi economisti, hanno ratificato, attraverso la messa a fuoco della concezione del plusvalore, che il lavoro dato dal capitale ai lavoratori è sempre, oggettivamente, scientificamente, sfruttamento e profitto.
Nessuna iperbole, che pure potrebbe sfuggirci, semplicemente: un grande, inconsueto (unico?) convegno!
Le relazioni, impossibili da riassumere in questa breve cronaca, saranno, come già detto, pubblicate una ad una e, oltre ciò, pubblicheremo a giorni la video-registrazione completa del convegno.
Seguitelo, c’è da imparare qualcosa!